giovedì 2 maggio 2013

COMMETTE IL REATO DI SOSTITUZIONE DI PERSONA COLUI CHE IN CHAT SI ATTRIBUISCE LE GENERALITA' DI UN ALTRO SOGGETTO

La Corte di cassazione, con la sentenza 18826/2013, ha stabilito che "integra il reato di sostituzione di persona la condotta di colui che crei e utilizzi un account di posta elettronica, attribuendosi falsamente le generalità di un diverso soggetto, inducendo in errore gli utenti della rete Internet, nei confronti dei quali le false generalità siano declinate e con il fine di arrecare danno al soggetto le cui generalità siano state abusivamente spese".
Nel caso di specie la Cassazione ha confermato la condanna di una donna che aveva divulgato su una chat il numero di telefono cellulare della sua ex datrice di lavoro, con la quale aveva in corso una causa civile. La vittima, ignara di tutto, si era trovata all'improvviso a ricevere telefonate e sms di persone interessate a incontri erotici, alcune delle quali l'avevano apostrofata con insulti, inviandole anche mms con immagini porno.
La Suprema Corte ha spiegato che "non può non rilevarsi al riguardo che il reato di sostituzione di persona ricorre non solo quando si sostituisce illegittimamente la propria all'altrui persona, ma anche quando si attribuisce ad altri un falso nome o un falso stato ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici, dovendosi intendere per 'nome’ non solo il nome di battesimo ma anche tutti i contrassegni di identità". Ed in tali contrassegni "vanno ricompresi quelli, come i cosiddetti 'nicknames' (soprannomi) utilizzati nelle comunicazioni via internet che attribuiscono una identità sicuramente virtuale, in quanto destinata a valere nello spazio telematico del web, la quale tuttavia non per questo è priva di una dimensione concreta, non essendo revocabile in dubbio che proprio attraverso di essi possono avvenire comunicazioni in rete idonee a produrre effetti reali nella sfera giuridica altrui, cioè di coloro ai quali il 'nickname’ è attribuito". Il 'nickname’, nel caso in cui "non vi siano dubbi sulla sua riconducibilità ad una persona fisica", assume infatti "lo stesso valore dello pseudonimo ovvero di un nome di fantasia, la cui attribuzione, a sé o ad altri, integra pacificamente il delitto di cui all'articolo 494 c.p.", ovvero il reato di sostituzione di persona.  

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