lunedì 18 marzo 2013

IL FALSO CARABINIERE CHE MINACCIA UNA PERQUISIZIONE PER FARSI CONSEGNARE DEI GIOIELLI RISPONDE DI TENTATA RAPINA

La Corte di Cassazione con la sentenza 14 marzo 2013 n. 11909 ha stabilito che risponde del reato di tentata rapina impropria e non di truffa l’imputato che, fingendosi carabiniere, entra in casa di due anziani coniugi chiedendo di consegnargli il denaro, per verificare la falsità delle banconote, e minaccia di effettuare una perquisizione se la coppia non gli mostra anche i preziosi posseduti.
L’imputato aveva sostenuto che l’attività da lui posta in essere poteva configurare il reato di truffa in quanto il suo obiettivo era quello di carpire la fiducia della coppia e farsi consegnare con l’inganno denaro e gioielli.
La Suprema Corte, al contrario, ha ritenuto che l’imputato, mentre era riuscito a farsi consegnare il denaro con uno stratagemma,  aveva dovuto ricorrere alla minaccia di un male ingiusto (nel caso di specie una illegittima perquisizione) per far deporre su un tavolo anche tutti i gioielli. Dunque, proprio per tale motivo,afferma la Cassazione che "se si può concordare con l’imputato che si introdusse nell’appartamento dei coniugi con l’inganno e, sempre con l’inganno, riuscì a farsi consegnare il denaro, è però indubbio che poi la suddetta azione trasmodò in un tentativo di rapina sia perché la consegna dei gioielli avvenne con la minaccia, sia perchè, una volta sorpreso dai carabinieri, l'imputato tentò di procurarsi l'impunità con violenza".

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