giovedì 17 febbraio 2011

LA COSTITUZIONE ITALIANA: LA PIU' AFFASCINANTE DELLE LETTURE - ARTICOLO 11


Costituzione della Repubblica italiana, articolo 11: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
Questo articolo deve essere letto alla luce degli avvenimenti bellici accaduti negli anni immediatamente precedenti al 1948. L'Italia usciva non solo da un ventennio fascista che l'aveva portata a combattere guerre pseudocoloniali e assolutamente ingiustificabili come quelle in Albania, Libia ed Etiopia, ma aveva altresì partecipato a fianco della Germania alla guerra che maggiormente ha infangato l'onore del nostro paese.
Le guerre coloniali costituirono un evidente offesa alla libertà degli altri popoli: in questo senso l'articolo 11 esprime una condanna per le vergognose azioni passate ed il fermo proposito di non ripeterle. Lo spirito di emulazione dell'Antico Impero Romano e delle contemporanee potenze internazionali (quali Inghilterra, Francia e Spagna), oltre a pretestuosi tentativi di ovviare alla crisi economica di inizio secolo, avevano spinto il regime fascista ad invadere arbitrariamente altri Stati. E (motivo di ulteriore vergogna) le suddette guerre recarono enormi perdite umane sia tra gli invasi che tra gli invasori.
E dopo il colonialismo fascista e dopo la vergogna delle leggi razziali, l'ultimo affronto alla dignità italiana avvenne con la decisione di Mussolini di schierarsi a fianco del nazismo in una guerra orribile. L'onore dell'Italia fu parzialmente riscattato con il sangue dei partigiani e la svolta dell'8 settembre allorquando, cacciato il dittatore, l'Italia firmò l'armistizio con gli Alleati e concluse la guerra da nemica dell'Asse tedesco.
Questi avvenimenti che, come detto, lasciano ancora oggi dolorose ferite sulla pelle della nostra nazione, a maggior ragione, a tre soli anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, indussero il Costituente ad affermare che mai più l'Italia si sarebbe servita della guerra per invadere il suolo di altri Stati sovrani, offondendone la libertà e la dignità. Per tale ragione, dunque, l'articolo in questione utilizza un termine forte quale è il ripudio in riferimento allo strumento bellico.
Non solo. L'articolo 11 della Costituzione rifiuta la guerra non solo quando spinta da mire espansionistiche ma anche quando appaia come strumento di risoluzione delle controversie (magari anche sorte per colpe imputabili ad altre nazioni: la guerra, sembra dire l'articolo 11, è uno strumento da evitare in qualsiasi situazione.
E la Costituzione non a caso prosegue affermando che l'Italia consente, in condizioni di parità, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuti la pace e la giustizia fra le nazioni: infatti, escludendo la guerra fra i possibili strumenti di risoluzione delle controversie, la Costituzione suggerisce il metodo migliore per assicurare la pace tra i popoli. Questo strumento è il ricorso ai trattati internazionali.
Con la sottoscrizione di trattati internazionali, l'Italia, rinunciando ad una parte della propria sovranità, persegue la ricerca di un ordinamento sovranazionale che assicuri una pacifica convivenza. In questa ottica vanno viste le adesioni (in qualche caso la creazione da protagonista) ai trattati Onu e della Comunità Europea ratificate dall'Italia negli anni immediatamente successivi all'entrata in vigore della Costituzione.
L'articolo 11, infatti, afferma che l'Italia promuove lo sviluppo delle organizzazioni internazionali volte al mantenimento (o alla ricerca) della pace mondiale. Si ricordi che in quest'ottica la nostra nazione è stata firmataria del trattato che ha portato alla creazione di una embrionale Comunità Europea, la quale, nata per interessi pressochè unicamente economici, ha iniziato un percorso (tuttora non giunto a compimento) che l'ha portata a denominarsi Unione Europea e ad abbracciare trenta Stati, conferendo al loro insieme una unione politica.

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