lunedì 18 ottobre 2010

CAUSE DI LAVORO: RIVOLGERSI AD UN AVVOCATO FIDATO PIUTTOSTO CHE AD UN SINDACATO


Navigando in internet mi imbatto spesso in argomenti di diritto del lavoro. In un periodo di crisi economica come questa vi sono purtroppo molti licenziamenti e i poveri lavoratori si vedono costretti sempre più spesso a dovere aprire una vertenza con il proprio ex datore di lavoro.
Al riguardo, basta digitare, in un motore di ricerca qualsiasi, le parole "licenziamento" e "vertenza" (o causa) perchè immediatamente compaiano come risultati le associazioni sindacali. Per carità, legittimo che i sindacati svolgano il proprio lavoro in difesa dei lavoratori, in difesa dei diritti (spesso negati) che circondano il mondo del lavoro; ho sempre reputato (e continuo a farlo) le associazioni sindacali come uno dei baluardi costituzionalemente garantiti a difesa del lavoro e dei lavoratori.
Tuttavia, negli ultimi tempi si è perso di vista un principio fondamentale: ossia quello secondo il quale ogni cittadino ha diritto di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi legittimi (art. 24 Cost.) e che il patrocinio di chi intende rivolgersi alla giustizia è affidato in maniera esclusiva alla categoria professionale alla quale appartengo, l'avvocatura.
E' solo l'avvocato che ha la competenza necessaria per consigliare al meglio una persona sulla strategia migliore da adottare in casi di vertenze lavorative.
Non per portare acqua al mio mulino, dato che sono un avvocato, ma quando un lavoratore vuole (per qulasiasi ragione) intraprendere una vertenza con il datore di lavoro, dovrebbe (a mio modo di vedere) rivolgersi ad un bravo avvocato e a nessun altro. I sindacati, infatti, si appoggiano ad avvocati, sottoscrivendo con essi accordi di natura economica che portano profitti ad entrambi: tuttavia, non è affatto detto che l'avvocato scelto dal sindacato sia il migliore o il più competente o magari semplicemente il più adatto alle esigenze di quel lavoratore. 
Io sostengo sempre che la scelta di chi ci rappresenta in giudizio deve sempre essere una scelta personale: ciascuno di noi deve decidere autonomamente l'avvocato che ci rappresenta in giudizio, avendo innanzitutto un primo incontro conoscitivo, ricevendo un suo parere sulla questione e poi (se si è convinti) conferendogli il mandato.

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