giovedì 19 giugno 2008

ARTICOLO 3 DELLA COSTITUZIONE

In merito alla presunta volontà da parte del Parlamento Italiano di approvare una norma che impedisca il normale svolgimento dei processi penali nei confronti delle più alte cariche dello Stato, intendo evidenziare come l'articolo 3 della Costituzione Repubblicana esplicitamente reciti così:



"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.


È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".


Evidentemente, una norma che prevedesse di trattare in maniera diversa un cittadino (fra l'altro privilegiato,come può esserlo un Presidente del Consiglio o un Presidente della Repubblica) rispetto a tutti gli altri sarebbe palesemente in contrasto con questo principio. La Costituzione impone alla Repubblica il compito di rimuovere le disuguaglianze e non di crearne delle nuove. Pare chiaro che la "Casta" intenda sempre più affermare la propria leadership: se accadesse in altri Stati potremmo tranquillamente parlare di colpo di Stato. Ma qui non si sentono le levate di scudi che vorrei: c'è un silenzio assordante.


I politici non dovrebbero neppure essere coinvolti in processi penali: questo è il punto! Un politico dovrebbe essere limpido come l'acqua! Proprio per il ruolo che svolge dovrebbe essere al di sopra di ogni sospetto e nel momento in cui solo si ipotizzasse un suo coinvolgimento in una vicenda illecita dovrebbe avere il buonsenso di dimettersi.


Invece in Italia il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi scrive al Presidente del Senato Schifani e dice che vi sono nei suoi confronti molti fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato per fini di lotta politica.


Quale altro cittadino può permettersi di far sapere a tutto il paese che i procedimenti a proprio carico sono fantasiosi? C'è già, è già fra di noi una giustizia di serie A e una giustizia di serie B.


Nel frattempo il Senato nella giornata di ieri ha approvato una norma con la quale ha sospeso i processi riguardanti i reati commessi fino al 2002 e comportanti una pena fino a dieci anni. Proprio in ragione di ciò il nostro Primo Ministro non dovrà più comparire sul banco degli imputati per un processo che lo riguarda. Fantastico!


Nel frattempo, poi, la politica discute della volontà di limitare al massimo l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche all'interno dei processi: non perchè ai politici interessi realmente della privacy del signor Mario Rossi ma perchè troppe volte negli ultimi tempi sono stati scoperti, proprio loro, con le mani nella marmellata. E pazienza se senza intercettazioni non si scopriranno più scandali assurdi come quello della Clinica Santa Rita di Milano (solo l'ultimo di una lunga serie). Pazienza, soprattutto, se tali strumenti non potranno più essere utilizzati nelle indagini riguardanti reati gravissimi. L'importante è che la Casta rimanga protetta e che nessuno possa di nuovo mettere il Re a nudo (citando il lodevole magistrato Clementina Forleo). Alla faccia del Decreto sicurezza!


La Giustizia in Italia muore e la gente rimane fregata: vi invito al proposito a guardare la video intervista rilasciata al Corriere della Sera dai magistrati Tinti e Magrone.

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