lunedì 27 ottobre 2008

L'ITALIA E' UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA


“GIURO DI ADEMPIERE I MIEI DOVERI PROFESSIONALI CON LEALTA’, ONORE E DILIGENZA PER I FINI DELLA GIUSTIZIA E PER GLI INTERESSI SUPERIORI DELLA NAZIONE”: questo è il giuramento che ho pronunciato dopo essere divenuto avvocato.


In questo momento di grande fermento è  venuto il momento di tradurre in pratica tale promessa: non posso più tollerare che il mio Paese viva (o meglio sopravviva) nel completo disinteresse del dettato costituzionale. E' venuto il momento per me e per chi abbia a cuore il futuro dell'Italia di muoversi in prima persona e di ergersi in difesa dei valori e dei principi della nostra Costituzione.


Innanzitutto, voglio ricordare che l'art. 1 della Costituzione stabilisce che  "l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". I nostri politicanti si sono dimenticati del cardine della nostra nazione: l'Italia è una democrazia (parola di origine greca composta da due termini: δήμος/démos, popolo e κράτος/cràtos, potere), il potere spetta, cioè, ai cittadini. Evidentemente, invece la politica italiana ha trasformato il nostro apparato repubblicano in una specie di aristocrazia.


Non vedo, infatti, alcuna differenza tra l'aristocrazia della Francia prerevoluzionaria e l'aristocrazia politica vigente oggi in Italia. Oggi in Italia, come allora in Francia lo Stato è sul baratro. Allora le dame e i principi di Corte intrattenevano lauti banchetti e simposi sfarzosi nelle residenze del Re Luigi e della Regina Maria Antonietta mentre il popolo moriva letteralmente di fame. I forni venivano assaltati e la Regina osava dire: "se il popolo non ha pane che gli siano date delle briosche". Noi oggi viviamo in un periodo simile: la gente fatica ad arrivare alla fine del mese, il potere d'acquisto si riduce sempre di più, gli stipendi non salgono mentre il pane, la pasta e altri generi alimentari di prima necessità aumentano il loro costo, il prezzo del barile di petrolio si è ridotto a 62 dollari al barile (dai 150 di qualche settimana fa quando la benzina costava 1,5 euro al litro) ma la benzina costa ancora la bellezza di 1,3 euro al litro; per cui i petrolieri stanno diventando sempre più ricchi e lo fa pure lo stato viste le accise imposte sul prezzo della benzina.


Gli italiani stanno facendo enormi sacrifici mentre i politicanti, un annetto fa, si sono aumentati lo stipendio di ben 1.135,00 euro al mese, i voli di Stato si sono moltiplicati e sono stati allargati ai parenti e portaborse dei ministri, il tutto, ovviamente a spese nostre.


La Regione Sicilia, che è una Regione a Statuto Speciale a norma della Costituzione (al pari di Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli e Sardegna) e che, pertanto, gode di enormi privileg fiscali, ha la bellezza di 21.000 dipendenti, 6 volte tanto quelli della Lombardia. I favori di politici corrotti agli elettori compiacenti hanno creato una mole di dipendenti inimmaginabile. Non solo. Gli stipendi degli Assessori sono aumentati del 114%. Emblematico il caso del Comune di Catania, con un buco di bilancio impossibile da quantificare: si parla di circa un miliardo di euro!!!


L'Italia spende 5 miliardi e mezzo di euro per Camera, Senato, Comuni, Province e Regioni, un miliardo per consulenze, un miliardo a legislatura per i finanziamenti ai partiti.


Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella (gli autori del libro La Casta, per i pochi che non lo sapessero) hanno scoperto che il Senato ha speso 19.000,00 euro in sei mesi per noleggio piante ornamentali, 8.200,00 euro in tre mesi per calze e collant di servizio, 56.000,00 euro in sei mesi per camicie di servizio.


Ecco, io trovo una tremenda analogia tra questo spreco e lo spreco degli aristoratici della Francia prerivoluzionaria: che vada a finire allo stesso modo? Nel frattempo, il Governo vuole tagliare i fondi alla scuola: incredibile!!!


E se alla fine saranno le teste dei politici a venire tagliate esattamente come quelle di Luigi e Maria Antonietta?


E' una domanda lecita e molto plausibile a mio modo di vedere.


I nostri politicanti si sono impadroniti di ciò che non gli appartiene: loro devono avere la cura della Cosa Pubblica, non ne hanno acquistato la proprietà! Eppure, si comportano come dei padroni despotici. I Governi utilizzano sempre di più lo strumento del Decreto, sottraendo al Parlamento il ruolo di legiferatore. Ricordo che l'art. 77 della Costituzione stabilisce che il Governo può emanare Decreti solo "in casi straordinari di necessità e urgenza": dov'è la necessità e l'urgenza di emanare un Decreto che contiene tagli alla Scuola? Dove? Non se ne poteva discutere in Parlamento, laddove abbiamo inviato i nostri rappresentanti?


Stanno letteralmente facendo a pezzi la Costituzione.


A proposito di Scuola: personalmente ritengo che fra i primi doveri di uno Stato vi sia quello di garantire una valida istruzione per tutti i cittadini: nessuno può negare che uno Stato abbia il sacrossanto dovere di educare ed istruire i propri figli E ciò è diretti discendenza di questi principi costituzionali: "la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo" (art. 2 Cost.); "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali" (art. 3 Cost.); "è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese" (art. 3 Cost.); "la scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso" (art. 34 Cost.).


Chi si ricorda di questi articoli?


Chi li traduce in pratica?


Questo è diritto positivo (parola tecnica per dire che è legge applicabile e avente valore) ed è legge sopra ogni legge, in quanto norma costituzionale. Chi si preoccupa di tradurla in pratica?


I politicanti stanno spolpando vivo questo paese come se fosse cosa loro. Ma l'Italia è nostra! Occorre riprendersela.


Oggi sono rimasto letteralmente raggelato nel leggere l'intervista rilasciata dall'ex Presidente Francesco Cossiga al Quotidiano Nazionale, il quale afferma di desiderare che le forze dell'ordine non abbiano pietà nei confronti di coloro che in questi giorno stanno protestando contro il Decreto di riforma della Scuola, mandandoli tutti all'ospedale, a cominciare dai professori. Afferma, inoltre, di conoscere bene il modo di farli pestare a sangue, poichè quando era Ministro dell'Interno, in casi simili, gli era bastato fare infiltrare tra i protestanti degli agenti facinorosi e provocatori che avrebbero poi provocato la reazione, a quel punto giustificata dall'opinione pubblica, delle forze di polizia.


In questa sede mi permetto di ricordare a questo uomo molto piccolo che nonostante abbia rivestito la carica di Garante della Costituzione (ossia di Presidente della Repubblica) non conosca ancora molto bene il dettato costituzionale del quale mi permetto di dargli delle lezioni: l'art. 17 stabilisce che "i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi" e l'art. 21 afferma che "tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".

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