martedì 15 luglio 2008

COCA COLA ZERO E ASPARTAME

Da quando ho perso completamente la fiducia nelle fonti di informazione italiane, ho inziato a cercarmele da solo le notizie.


Questo argomento ha poco a che vedere col diritto, anche se, da un certo punto di vista, potrei inquadrare la trattazione di tale tema come un atto a difesa dei consumatori.


Veniamo al dunque.


Da qualche settimana sono stato bombardato (come molti di coloro che leggeranno) da una incessante pubblicità della Coca Cola Company circa il loro nuovo prodotto: Coca Cola Zero. Lo zero starebbe per zero zucchero e zero calorie, eppure i pubblicitari si affrettano a dire che il gusto è sempre lo stesso, sempre quello della ormai notissima bevanda.


Ora, domanda sciocca ma doverosa: come può essere priva di zucchero ma ugualmente dolce?


La maggior parte delle persone non si pone neppure tale domanda. Perennemente alla ricerca di una linea perfetta ma altrettanto desiderosi di non rinunciare al gusto, molti hanno accolto questo prodotto come una benedizione: la pubblicità radiofonica, del resto, dice che bere Coca Cola Zero è "come stare in discoteca fino all'alba e svegliarsi l'indomani mattina senza le occhiaie". Ossia, secondo il vecchio modo di dire: avere la botte piena e la moglie ubriaca.


La mia diffidenza, invece, mi ha spinto a cercare tra gli ingredienti di questa nuova bevanda una (per me scontata quanto funesta) presenza: l'aspartame. Ed infatti, come volevasi dimostrare ecco gli ingredienti: Anidride carbonica, Coloranti, Acesulfame K, ASPARTAME, Caffeina, Acido fosforico, Benzoato di potassio, Citrato di potassio, Benzoato di sodio, Citrato di sodio, Ciclamato di Sodio, Aromi.


L'aspartame è un dolcificante artificiale. È composto da due amminoacidi, l'acido aspartico e la fenilalanina, e l'estremità carbossilica della fenilalanina è esterificata con il metanolo. Le composizioni percentuali sono le seguenti: acido aspartico (40%), fenilalanina (50%), metanolo (10%).


Pur avendo la stessa quantità di calorie dello zucchero, il suo potere dolcificante è 200 volte maggiore, motivo per cui ne sono necessarie piccole quantità per dolcificare cibi e bevande.


Tuttavia tale sostanza è al centro di numerosi dibattiti sin dalla sua scoperta risalente al 1965 (scoperta avvenuta grazie a James M. Schlatter, un chimico che lavorava presso la ditta G.D. Searle & Company; Schlatter stava lavorando alla produzione di un farmaco anti-ulcera e scoprì la dolcezza del composto sintetizzato leccandosi il dito che era stato contaminato dall'aspartame): si sviluppò immediatamente un acceso dibattito sulla sicurezza dell'aspartame, in quanto alcuni studi ne evidenziavano effetti cancerogeni nel ratto. Diversi studi sull'aspartame in animali da laboratorio hanno evidenziato la comparsa di tumori a seguito dell'assunzione orale di questo dolcificante.


Tra le ipotesi più accreditate c'è quella per cui la tossicità dell'aspartame sia dovuta alla liberazione nell'organismo del metanolo, una sostanza nota per avere effetti tossici, e in particolare perché causa cecità.


Il dibattito sull'uso di aspartame negli alimenti si è riacceso nel 2005 con la pubblicazione di uno studio promosso dalla California Environmental Protection Agency, che ha evidenziato un aumento dell'incidenza di linfomi e leucemie nei topi femmina a seguito di assunzione di bassi dosaggi di aspartame. Inoltre uno studio della Fondazione "Ramazzini" di Bologna ha ulteriormente segnalato questi effetti ed ha ipotizzato un legame tra la formaldeide rilasciata dal metabolismo dell'aspartame e aumento dell'incidenza di tumori cerebrali.


L'aspartame causa danni "lenti e silenziosi" in tutte quelle persone che sono così sfortunate da non avere reazioni immediate e che non hanno quindi un motivo per evitarlo. Potrebbero volerci uno, cinque, dieci, quarant'anni, ma alla lunga si manifesteranno gravi problemi (alcuni reversibili e altri no) per tutte quelle persone che ne fanno uso abituale. All'interno del corpo il metanolo si trasforma in acido formico ed in formaldeide. La formaldeide è una neurotossina mortale. Una valutazione dell'EPA (Enviromental Protection Agency - Agenzia per la protezione ambientale - USA) sul metanolo dichiara che il metanolo "viene considerato un veleno ad accumulo, grazie al bassissimo tasso di escrezione una volta assorbito. Nel corpo, il metanolo viene ossidato in formaldeide ed in acido formico; entrambi questi metaboliti sono tossici." I ricercatori dell'EPA raccomandano un limite massimo di consumo di 7,8 mg al giorno. Un litro di bevanda dolcificata con aspartame contiene circa 56 mg di metanolo. I consumatori abituali di prodotti contenenti aspartame consumano fino a 250 mg di metanolo al giorno, 32 volte il limite massimo suggerito dall' EPA.


Il mio consiglio, pertanto, è quello di tenersi lontani da questa sostanza, contenuta, peraltro, nei dolcificanti che troviamo sui banconi di quasi tutti i bar.

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